La storia di Chernobyl non è completa se non si parla anche di Vassili Nesterenko (1934/2008) e Yuri Bandazhevsky (1957/in vita)

Si tratta di due personaggi fondamentali nella scoperta e divulgazione dei danni del post disastro nucleare. Due persone che hanno lottato strenuamente per diffondere la verità sulle conseguenze dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl-ЧАЭС. Scienziati che hanno messo a repentaglio la propria incolumità e quella delle proprie famiglie al fine di diffondere le “verità scomode” che il Partito aveva invece nascosto. L’obiettivo di questi due professori era uno ed univoco: salvare la popolazione divulgando le conseguenze gravissime di un disastro di questo livello sulla salute, presente e futura, dell’uomo.

Vassili Nesterenko era un fisico ucraino, direttore dell’Istituto di energia nucleare all’Accademia Nazionale delle Scienze della Bielorussia. Il giorno dopo l’esplosione del reattore salì su un elicottero e sorvolò l’area per capire cosa realmente stesse accadendo. Gli altri tre compagni presenti su quell’elicottero furono condannati a morte dalle radiazioni prima di lui che sopravvisse malato altri 22 anni. Grazie alle sue competenze nel settore del nucleare, si rese immediatamente conto della gravità della situazione dell’incidente alla centrale di Chernobyl. Si adoperò subito per contrastare il sistema di omertà messo in atto dal Partito per nascondere i danni e le conseguenze dell’incidente. Decise autonomamente di mettere tutto il suo staff al lavoro sui danni prodotti dalle radiazioni, dando assistenza diretta alle persone colpite. Fu anche inventore di un pratico ed utilissimo rilevatore di radiazioni da utilizzare per valutare la contaminazione dei prodotti agricoli nei villaggi. Si tratta di una sorta di “bidone” dentro al quale vengono inseriti i cibi per individuarne la presenza di radionuclidi. Tutt’oggi ancora ampiamente utilizzato. Per questo impegno di divulgazione ed aiuto alla popolazione, venne rimosso dal suo incarico subendo in seguito continue pressioni, la minaccia di internamento in manicomio e due attentati. Nesterenko ha continuato fino alla morte a difendere il suo lavoro con energia, nonostante i quotidiani controlli del dipartimento fiscale del Ministero delle Finanze. “Auguro a tutti la buona salute che avevamo noi prima di arrivare a Chernobyl. Continueremo a sperare che le vittime di quel disastro sopravvivano. Io sono uno degli 800.000 liquidatori contaminati da Chernobyl. Questi sono veramente gli uomini dimenticati nel nostro Paese. Decine di migliaia di persone hanno già lasciato questo mondo.  Auguro a tutti la buona salute che abbiamo avuto, noi liquidatori, prima di essere arrivati al reattore. Eravamo giovani e pieni di forza.”

Yuri Bandazhevsky era il più giovane anatomopatologo dell’URSS e fu nominato rettore dell’Istituto di medicina di Stato che egli doveva creare a Gomel per formare medici. Dopo l’esplosione del reattore numero 4 della centrale quasi tutti i medici erano fuggiti da questa regione, la più contaminata della Bielorussia dal Cesio-137. Lui, invece, aveva scelto di trasferirsi qui, in questi territori altamente contaminati, proprio per studiare le conseguenze della contaminazione da Cesio-137 sulla salute della popolazione. Nel 1999, dopo aver fornito i dati dei suoi studi scientifici ad una emittente televisiva ed aver rilasciato una intervista che titolava: “La Bielorussia ha perso troppo tempo. Siamo costretti a rivelare la verità alle persone che organizzano la nostra vita”, raggiunse tutto il popolo bielorusso informandolo di come le Autorità stavano malamente gestendo il “post Chernobyl”, tra menzogne e deliberate imprecisioni.  Questa intervista dava il tono e gli elementi del dramma che culminò, tre mesi dopo, con l’arresto dello scienziato. La notte del 13 Luglio 1999, alcune persone fecero irruzione in casa sua, distruggendo tutto, spaventando terribilmente le figlie e la moglie, sequestrando il suo prezioso pc pieno di importantissimi dati relativi ai suoi studi scientifici. Venne ammanettato e portato in prigione a Minsk. Ritrovatosi prigioniero politico, in isolamento, senza cibo, senza acqua, senza possibilità di difendersi, in condizioni disumane, accusato falsamente con capi di imputazione assolutamente non veritieri, iniziò per lui un terribile calvario. La sua situazione venne presa in carico da Amnesty international, che decise di battersi per liberarlo dalla condizione di “prigioniero di opinione”. Venne interpellata anche la Corte per i diritti dell’Uomo a Ginevra e diverse altre importantissime associazioni e comitati che si occupano dei diritti umani, compresa ONU. L’Europa adotterà anche una risoluzione contro la Bielorussia in cui metterà in evidenza la sua preoccupazione circa il funzionamento della giustizia e la gestione della situazione sanitaria nell’ex paese sovietico. Fu liberato il 5 Agosto 2005.  (un link ad una sua fondamentale intervista in lingua italiana; https://www.youtube.com/watch?v=7RZmIsk05lY )

Ci sarebbe da scrivere pagine e pagine su questi due uomini e sul loro preziosissimo coraggio.

Nesterenko è passato a miglior vita, ma Bandazhevsky ancora studia le conseguenze dell’incidente del 1986, sulla terza generazione di “figli di Chernobyl” e si batte per la divulgazione delle sue scoperte.

Della loro storia si racconta dettagliatamente nel libro “Bugie nucleari” di cui vi ho parlato in questo articolo: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/libri-e-chernobyl/