Stanislav, classe 1989, e sua moglie Viktoria, un anno più giovane, sono visitatori illegali della zona di esclusione di Chornobyl.
Nell’immaginario comune vengono chiamati Stalker.
Questo nome deriva dal film, del 1979, diretto da Andrej Tarkovskij, che si intitola proprio Stalker. Film liberamente ispirato al romanzo “Pic nic sul ciglio della strada” dei fratelli Strugackij, edito nel 1971.
Nel libro, così come nel film, esiste una Zona vietata alla vita comune, all’interno della quale alcune persone si recano alla ricerca di qualcosa di difficilmente spiegabile a parole. Si rivela una sorta di ricerca di sé stessi e per accedere a questa zona vietata ci si deve rivolgere a delle guide esperte in questo genere di viaggio illegale. Questa figura prende il nome di Stalker e il suo compito è quello di accompagnare i viaggiatori all’interno dell’area interdetta, facendo in modo che non vengano catturati dalla polizia. Il tutto si sviluppa in uno scenario post-apocalittico.
Questa origine della figura dello Stalker probabilmente sfugge ai più giovani, che invece hanno avuto modo di conoscerla attraverso il noto videogioco, che porta lo stesso nome.
Il personaggio però, in questo caso, è molto meno romantico e profondo rispetto a film e libro, in quanto è un cosiddetto “sparatutto”.
Ma Stanislav e Viktoria si dissociano da questa etichetta di Stalker e il perché ce lo spiegano nell’intervista che ho realizzato con loro.

  • Ciao, mi chiamo Stas, vivo a Kiev, lavoro come blogger e scrivo articoli su Chornobyl.
  • Come e quando ti sei innamorato della Zona? Fin dall’infanzia. Mi sono interessato all’argomento dell’incidente di Chernobyl sin dalle elementari. E’ stato lì che ho appreso per la prima volta cosa era successo un paio di anni prima della mia nascita. Non ricordo esattamente, ma sono certo che questo sia merito della mia prima insegnante e del suo modo di spiegarci la storia, rendendola così interessante. Poi i racconti dei miei genitori, le storie dei liquidatori, la letteratura, i documentari, la visita al museo e così via, in un continuo crescendo. Tutto ciò ha suscitato in me sempre più interesse per questo luogo unico. Ma è stato nel 2007, appena maggiorenne, che sono entrato la prima volta nella zona di esclusione di Chornobyl, con una visita ufficiale. Una sola volta non mi è bastata. (A chi basta una sola volta? Aggiungo io.)
  • Quali sono i requisiti che deve avere chi visita illegalmente la Zona?
    Per essere uno Stalker, devi avere esperienza nell’escursionismo, essere in grado di correre rischi ed essere preparato al fatto che la Polizia potrebbe prenderti e dovrai pagare una multa.
  • Quindi ti definisci uno Stalker?
    Prima sì, mi consideravo uno Stalker, ma ora sono solo una persona che ama la zona di Chornobyl. Ci sono molti Stalker e purtroppo non tutti sono brave persone. Alcuni danneggiano la Zona, distruggono oggetti negli edifici, dipingono graffiti sui muri e spesso lo fanno al fine di contrastare il turismo legale. Molti Stalker si sentono “proprietari” di questa area e pertanto reputano che il turismo legale sia un oltraggio.
  • Hai mai avuto problemi con le autorità?
    No, sono un cittadino rispettoso della legge, ad eccezione dei miei viaggi illegali nella zona di esclusione. Sono stato catturato più volte dalla Polizia e ho dovuto pagare una multa. Questo è normale, è il rischio che sono pronto a correre. In 11 anni di escursioni sono stato beccato solo 8 volte. E cammino 15-20 volte all’anno.
  • Tu e Viktoria avete avviato un vostro personale progetto di ristrutturazione di alcune stanze in edifici abbandonati. Il vostro intento è quello di riportare alcuni luoghi all’antico splendore. Lo avete fatto con una stanza di un asilo e con diverse stanze sparse in appartamenti di Pripyat, ma come si eseguono i lavori di restauro nella Zona, se lo fate in modo illegale?
    Sì, sfortunatamente, è impossibile ripristinare ufficialmente i locali a Pripyat perchè questo non è consentito dalla legge. Tutti gli edifici di Pripyat sono considerati pericolosi, perchè in stato di abbandono da 35 anni, tanto che nemmeno ai turisti è permesso accedervi. In realtà io credo che alcuni edifici in città possano ancora essere salvati al punto da poter realizzarne un museo. Ho esposto questo mio progetto ad alcune persone dell’amministrazione della zona di esclusione e avevamo anche trovato un accordo, ma poi non c’è stato nessun ulteriore sviluppo. E allora ho deciso di fare tutto da solo, con la mia squadra, e illegalmente. In certi momenti siamo stati aiutati da persone gentili  (dipendenti della zona di esclusione), ma anche per loro si trattava di correre il grosso rischio di essere beccati e per loro non c’è solo la multa, ma il licenziamento, in quanto dipendenti dello Stato. Quindi abbiamo dovuto portare a piedi, negli zaini, tutte le cose per le riparazioni. Televisioni, mobilio, attrezzi da lavoro. Abbiamo accumulato oggetti e materiali necessari per i lavori di ripristino, durante un intero anno! Abbiamo nascosto il nostro materiale nella Zona per un anno. Abbiamo lavorato come fanno le formiche. Un pezzo alla volta, durante ogni nostro viaggio illegale. Penso che nessun altro abbia fatto qualcosa di simile in tutto il mondo. Immagina: non le autorità che creano un museo, bensì i visitatori illegali, persone che tutti associano a saccheggiatori e banditi. Penso che questo sia un atto insolito e una rottura nello schema dei luoghi comuni. Molte persone mi chiedono: Perché lo fai? Per chi? E io rispondo: per me e per gli altri Stalker. In modo che possano vedere come la città sarebbe potuta sopravvivere se non fosse stata derubata dai predoni. Naturalmente, anche le condizioni meteorologiche hanno avuto un ruolo nella distruzione degli edifici, ma il ruolo più negativo è stato svolto da saccheggiatori e vandali.
  • Quanto tempo dedichi a un progetto di restauro? Di solito si tratta di 2-3 giorni di lavoro continuo, più il tempo necessario per andata e ritorno da Pripyat, a piedi dall’inizio dell’area di interdizione dei 30km.
  • Come finanzi il tuo progetto di restauro? Sono progetti che ci autofinanziamo tra noi appassionati. Questi progetti non sono redditizi. Inoltre riceviamo anche qualche donazione da alcune persone gentili, ma spesso i soldi ricevuti li abbiamo reinvestiti in progetti di aiuto ai Samosely e ai vigili del fuoco, durante i grandi incendi del 2020. Tutte queste nostre imprese vengono condivise sul nostro canale YouTube (https://www.youtube.com/channel/UCboqvcjqNZiM4zD2i_Mzgzw) nel quale condividiamo anche immagini di angoli sconosciuti della Zona. Proviamo a monetizzare i video, ma le visualizzazioni e gli introiti non sono sufficienti per coprire le spese di ogni progetto.i
  • Cosa ne pensi del turismo illegale? Trovi che sia un danno per la Zona? Il turismo illegale non è certo molto buono, perché è una violazione della legge ucraina. Ma d’altra parte, lo Stato ora non vuole sviluppare il turismo a Chornobyl, anche se la domanda di escursioni sta crescendo in modo esponenziale. Naturalmente, molte persone che hanno partecipato a tour legali hanno spesso sentito la necessità di vedere di più, di trascorrere più tempo nella Zona perchè un tour legale limita molto le persone. Mentre in un tour illegale, nessuno è responsabile per noi, facciamo tutto a nostro rischio, passiamo tutto il tempo di cui abbiamo bisogno in un posto. Dobbiamo nasconderci da tutte le persone nella Zona, camminare 20km al giorno da soli , evitare incontri con animali selvatici, evitare luoghi con forti radiazioni, procurarci acqua, trovare case per la notte e molto altro ancora. È interessante.
  • Come vi procurate l’acqua? La estraiamo dai bacini idrici presenti nella Zona. Filtriamo e facciamo bollire l’acqua su un bruciatore a gas. A volte le guide dei tour ufficiali ci portano acqua pulita. E’ un accordo non scritto. Io stesso lavoravo come guida ufficiale e portavo l’acqua per i futuri Stalker, nascondendola in diverse parti, comunemente note a noi illegali.

Ciò che fanno Stan e Vika è qualcosa di estremamente affascinante. Quando vedrete una stanza completamente ristrutturata, oltre a godere della bellezza di ciò che vi troverete davanti, ora avete tutti gli elementi per comprendere che immenso sacrificio ci sia dietro ogni singolo progetto. Fatica fisica, fatica economica, pericolo di essere sanzionati dalla Polizia. Durante i miei tour ho spesso incontrato Stan e Vika, magistralmente nascosti. Si sono palesati solo nel momento in cui hanno capito che eravamo “amici”. Ora so che durante il mio prossimo viaggio dovrò portare più acqua (e più Grivna) e dovrò farmi indicare i nascondigli “comunemente noti” per poter aiutare questi ragazzi nei loro meravigliosi progetti.

Ringrazio immensamente Stanislav Malalian per avermi concesso questa intervista e vi suggerisco caldamente di seguire il suo canale YouTube. Sono certa che questi due ragazzi sapranno stupirci ancora tanto e ne sentiremo parlare in futuro!