Slavutych è l’ultimo esempio di utopismo comunista. E’ letteralmente la sorella di Pripyat. Fu costruita immediatamente dopo l’evacuazione della famosa Atom Grad (la città dell’atomo), proprio per ospitare i lavoratori della centrale nucleare.
Sorge nell’oblast di Chernighov, a circa 45 km dalla sorella maggiore, distanza strategica studiata per non rientrare nell’area di esclusione (che di norma interessa le aree entro i 30 km dalle centrali nucleari). Fu costruita, ad Est, sulla linea ferroviaria che parte proprio dall’impianto nucleare, al fine di rendere veloce ed economico la spostamento per i lavoratori. Ad Est di questa area si trova, geograficamente parlando, un lembo di terra Bielorussa che obbliga i cittadini a circumnavigarlo per lunghi km, se non provvisti di visto di accesso. Ma attraversandola in treno questo problema viene aggirato, tant’è che il governo ucraino paga una sorta di quota di affitto alla confinante Bielorussia proprio per garantire il passaggio al treno senza soste.
L’ultimo censimento parla di circa 25ooo residenti. Pripyat ne contava esattamente il doppio. Venne costruita con la stessa concezione della sorella: doveva essere una città all’avanguardia e sostituire la città che aveva da poco subito le sorti dell’incidente nucleare. Ciò che accadde a Pripyat non fece desistere l’Unione Sovietica nel suo grande progetto di creare città avveniristiche direttamente collegate alle centrali nucleari.
La prima pietra fu posata all’inizio del 1987 dopo aver ricoperto il terreno con uno strato spesso due metri di terra incontaminata. L’ultima pietra, invece, risale alla caduta dell’Unione Sovietica. La città, infatti, non ha avuto il tempo per concludere la pianta architettonica sulla quale era stata progettata, dopo il fallimento del grande sogno sovietico.
Fu costruita da operai provenienti da tutta l’Unione Sovietica, suddivisa in 8 quartieri che portano i nomi delle maggiori città sovietiche (Kyiv, Mosca, Baku, Riga, Tbilisi, Vilnius, Yerevan, Belgorod) e per questo ogni quartiere fu progettato riportando agli usi e costumi di ogni repubblica. In ogni quartiere si trova un asilo, una scuola, un Cafè, un supermarket, una piscina, un centro ricreativo, non manca veramente nulla.
I palazzi a 17/18 piani hanno lasciato il posto a palazzine più basse e ad abitazioni singole, stile villetta. Come fu per la sorella, anche Slavutych risulta la cittadina con l’età media più bassa di tutta Ucraina. Questo perchè i lavoratori della centrale nucleare sono quasi tutti uomini giovani e gli alti salari permettono loro di potersi creare famiglie numerose, con anche tre figli per famiglia. Qui il tasso di mortalità è quasi nullo, mentre è molto alto quello di natalità ed è facile accorgersene passeggiando per il centro dove si incontrano giovani donne con passeggini e bambini al seguito che scorrazzano allegramente.
Tuttavia la chiusura definitiva dell’impianto di Chernobyl, nel dicembre 2000, ha decretato il licenziamento di tanti addetti, i quali sono passati da circa 20ooo a circa 5ooo. Questo ha creato grande incertezza per il futuro e la necessità di ricollocare svariati lavoratori. Oggi Slavutych è stata dichiarata Zona ad Economia Speciale proprio per evitare che la cittadina assista ad un massiccio spopolamento dovuto alla spostamento delle persone che, prive di lavoro, sono costrette ad emigrare altrove. E’ molto fiducioso il sindaco, il quale dichiara che Slavutych continuerà a mantenere il primato di città modello. E’ sua intenzione sfruttare la professionalità, in ambito nucleare, dei tanti cittadini rimasti senza lavoro ed allo stesso tempo intende creare un importante sito di studio radiologico direttamente connesso alla vicina area di alienazione, proprio quell’area grazie alla quale Slavutych è nata.
Nel mio giorno da turista speso in questa città ho potuto notare come tutte le insegne siano anche in lingua inglese e questa è un po’ una rarità da queste parti. Il che significa che la città è aperta ed abituata allo straniero. Sono arrivata a Slavutych in una giornata di Maggio, con un bel sole caldo che esaltava ancora di più la bellezza e l’ordine di questo luogo. Ho pranzato all’Old Tallin, il pub più frequentato della città. Cibo ottimo, accoglienza calorosa. Ho passeggiato in centro il quale è interamente dedicato alla memoria dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Qui i cittadini hanno una sorta di atteggiamento riverenziale verso gli eventi del 1986, perchè sanno che è proprio a causa di quelli che loro oggi vivono in questa carinissima città.
Il loro detto infatti è: “Il padre fu l’Unione Sovietica, la madre fu l’Ucraina ed il figlio è Slavutych”