Cosa ci azzecca un paesino emiliano con l’Unione Sovietica?  E, più precisamente, con il signor Lenin in persona? Seguitemi, vi porto a fare una passeggiata nel secolo scorso, per le vie di Cavriago, un paesino di 9000 anime, a pochi km da Reggio Emilia, lungo la linea della via Emilia, quella via tanto nota, quanto antica, conosciuta già dai romani, che collega Rimini a Milano.

“Nel paese dove è nata Orietta Berti c’è Piazza Lenin ed in mezzo, un busto di Lenin. Se uno ci pensa non ci può credere”. Così cantavano gli Offlaga Disco Pax nella loro Piccola Pietroburgo, gruppo new wave molto popolare agli inizi degli anni 2000. (Vi lascio qui il link al brano: https://www.youtube.com/watch?v=bq-5P6dZL74)

Siamo nel 1918, precisamente il 6 Gennaio. In URSS si esulta ancora per i risultati della Rivoluzione di Ottobre, mentre in Italia inizia a farsi strada l’ombra del fascismo. In Emilia Romagna, terra di contadini, le simpatie sono rivolte al socialismo, che poi nel tempo diventerà comunismo. Ancora oggi rimane una delle regioni d’Italia roccaforte delle politiche di sinistra. Nella sede del circolo del Partito Socialista Italiano, a Cavriago, è in corso un dibattito che si concluderà con la decisione di supportare il giornale socialista “Avanti!”. Sul giornale si legge: «a sostegno del giornale e del suo direttore per l’incessante lotta che continuamente combattono per il trionfo dell’intransigenza assoluta e di approvazione del programma degli spartachisti tedeschi, del programma del Soviet di Russia e plaudono il suo capo Lenin per l’instancabile opera che sostiene contro i reazionari sostenitori dell’imperialismo». Una copia verrà spedita a Mosca, proprio all’attenzione del rivoluzionario sovietico.

Trascorre tutto il 1918 e arriviamo al 6 Marzo 1919. Lenin è a Mosca e parla a una platea di sovietici: «Compagni, si tenta di isolarci dal resto del mondo in modo tale che noi riceviamo i giornali socialisti degli altri Paesi come una grande rarità. Come una rarità ci è pervenuto un numero del giornale socialista “Avanti!”. Vi leggo una corrispondenza sulla vita del partito da una località chiamata Cavriago – un piccolo paese, evidentemente, perché non si trova sulla carta geografica – e vedo che gli operai, dopo essersi riuniti, hanno approvato una risoluzione in cui si esprime simpatia al giornale per la sua intransigenza e dichiara di approvare gli spartachisti tedeschi. Ebbene, quando leggiamo una tale risoluzione di una qualsiasi sperduta Pošechon’e italiana, possiamo dire a buon diritto che le masse italiane sono per noi, che le masse italiane hanno capito cosa sono i socialisti russi.»

Trascorrono altri due anni e il 6 Settembre 1921 il consiglio comunale di Cavriago decide di fare una ingente donazione, in denaro, all’Unione Sovietica: «Accogliendo l’invocazione di dolore e di fame che i fratelli della Russia lanciano al mondo troppo estraneo alla grande sventura, interpretando nel soccorso oltre all’aiuto materiale, la morale assistenza, l’incoraggiamento al Governo proletario sovietista delibera di elargire un sussidio non inferiore a £ 500.» (Qui il link a un bellissimo video degli anni settanta, in russo (con sottotitoli): https://www.youtube.com/watch?v=EM4SrM5K3U4&feature=youtu.be)

Un anno dopo anche il comune di Cavriago viene occupato dai fascisti e il consiglio comunale che aveva donato 500 Lire all’URSS è costretto a dimettersi e lasciare il paese nelle mani del Fascismo.

Il resto è storia. Come andarono i fatti in Italia, in quegli anni, lo sappiamo tutti. Seguì un ventennio fascista che in Emilia Romagna venne contrastato da una forte Resistenza da parte dei partigiani. Nel reggiano, in particolare, vi fu il teatro di uno dei peggiori massacri perpetrati dai fascisti. Sto parlando del massacro dei fratelli Cervi, famiglia di contadini di Campegine, a pochi km da Cavriago. E a pochi km da entrambi i paesi si trova Brescello, divenuto famoso dopo la registrazione del popolarissimo film “Don Camillo e Peppone”, che narra dell’amore-odio tra il don del paese e il suo sindaco, talmente ispirato alle politiche sovietiche da avere notevoli somiglianze fisiche con il sovietico Stalin. Così dovreste avere un quadro chiaro dei fatti storici che hanno interessato questa zona d’Italia, sia a livello politico che sociale.

Trascorrono altri decenni e siamo nel 1970. La guerra e il fascismo sono ormai solo un brutto ricordo. Anche in Unione Sovietica le cose sono cambiate. Lenin è morto da tempo e l’Unione Sovietica ora è guidata da Breznev. E’ in corso la Guerra Fredda e il mondo occidentale si interroga su ciò che accade oltre la cortina di ferro. Nulla trapela. Ed è proprio in questo quadro politico mondiale che il 19 Aprile di quell’anno (fatalità vuole che si tratti del giorno del mio compleanno, ma io sono nata 7 anni dopo) nella piazza centrale di Cavriago, arriva un dono, dalla lontana Unione Sovietica. Si tratta di un busto di Lenin, realizzato in bronzo nel 1922 a Lugansk (Ucraina). E’ il segnale di ringraziamento che l’URSS vuole mandare al piccolo paesino per l’appoggio dimostrato al Soviet, oltre cinquant’anni prima. A onor del vero, il busto non arrivò direttamente dall’URSS, bensì si trovava in Italia già dal 1942. Fu trafugato dalla Milizia fascista durante la campagna italiana in Russia, prelevato dalla sua collocazione di fronte alla fabbrica di locomotive a vapore al fine di farne bella mostra in un museo della vittoria fascista che sarebbe stato costruito al termine del conflitto. Sul busto, infatti, è presente un foro di proiettile, ricordo di un periodo cruento della nostra storia. La guerra si concluse con la disfatta dei fascisti e qualche anno dopo la statua fu ritrovata in Toscana e restituita all’ambasciatore sovietico a Roma. Ciò che da ancor più valore a questa opera è che è stata realizzata nel 1922, mentre il rivoluzionario socialista era ancora in vita. Si decise poi di donarlo al paesino emiliano proprio in segno di riconoscenza. Sta di fatto che la piccola Cavriago, talmente piccola che Lenin non riusciva a trovarla sulla carta geografica, è l’unico paese del mondo occidentale a possedere una statua di Lenin e ad averla esposta nella piazza centrale. Piazza Lenin, ovviamente.

Ma la vita del Lenin di Cavriago non è sempre stata facile, anzi. Negli anni è stato oggetto di attacchi da parte di vandali. Tanto che gli anziani del paese, quegli anziani che c’erano durante la Resistenza, hanno sentito la necessità di organizzarsi in un comitato a protezione della statua. Alcuni di loro dormivano persino all’addiaccio pur di tutelare quel dono così importante. Fu grazie a Libero, storico guardiano, che quel tale che si presentò in piazza con un trattore, venne messo in fuga, dopo aver posizionato un cappio al collo di Lenin. In passato a Lenin era stato fatto di tutto. Colorato di rosso, di blu, di “giallo vaticano” tanto che dopo l’episodio gravissimo del trattore, si decise di mettere in sicurezza la statua originale, collocandola nella biblioteca del paese e sostituendola con una copia nella piazza. Quella piazza così “sovietica”, così nuda, essenziale, corredata solo di una fontana e di qualche panchina, tanto da sembrare più un parcheggio che una piazza. Severamente criticata in quegli anni, oggi è diventata la piazza di un elegante quartiere residenziale. Tuttavia anche la copia è stata oggetto di attenzione da parte dei vandali. Ignoti cercarono di farla saltare con una rudimentale bomba. Niente. Lenin ne uscì con un piccolo danno alle spalle, ma nulla di serio. Vladimir dalla sua piazza non si sposta. Così è deciso e per i cavriaghesi non ci sono dubbi su questo. E’ il simbolo di una pagina di storia di grande orgoglio per il paese, sia per ragioni politiche, che per ragioni culturali. Al suo cospetto si sono presentate importanti delegazioni sovietiche negli anni passati, compreso il direttore del coro dell’Armata Rossa e persino Valentina Tereškova, la prima cosmonauta donna a compiere una missione nello spazio. E ancora, in tempi moderni, “Lenin da Cavriago” è motivo di pellegrinaggio per nostalgici e curiosi.

A tal fine, ovvero di protezione e tutela di questo simbolo, al momento del rifacimento della piazza si decise di collocare la copia su un pilastro di cemento armato, alto 3 metri, di cui 1,5 metri conficcati saldamente nel terreno.

Neanche da dire, Cavriago ha sempre avuto una amministrazione comunale di sinistra e anche la toponomastica fa parlare di sè. Si passa da via Rosa Luxemburg, a via Josip Tito fino a Piazza Lenin. Tanto che si racconta che Lenin ne sia il sindaco onorario. E questa affermazione fonda le sue radici in un episodio davvero simpatico. Nel 1921, durante le elezioni del sindaco, i candidati non potevano votare per se stessi e fu così che Cavecchi Domenico, che poi si aggiudicò la carica di sindaco, piuttosto che votare per gli sfidanti, votò per Vladimir Il’ič Ul’janov Lenin. E figuratevi che quando fu il momento di andare a Roma a ritirare il busto, fu mandato un operaio della Giglio, nota latteria reggiana, il quale rimase talmente deluso scoprendo che il dono era costituito da una copia in gesso, che si incaponì talmente tanto che riuscì ad ottenere quello in bronzo che faceva bella mostra nei giardini dell’ambasciata sovietica.

Tutti questi racconti che fanno parte della storia del paese, sono stati tramandati dagli anziani e infine raccolti nel libro “Il busto di Lenin” di Giuseppe Caliceti. (Il libro non è più in stampa, pertanto lo potete trovare solo in prestito in biblioteca oppure in qualche rivendita di libri usati. Altrimenti è disponibile in versione kindle. Ve ne consiglio caldamente la lettura. E’ un libro che scorre veloce, tra una risata e una riflessione sui tempi passati.)

Di seguito vi lascio il link a un documentario dedicato proprio alla storia “rossa” dell’Emilia: https://www.youtube.com/watch?v=IfLKZjriaxA

Voglio però anche raccontarvi come sono arrivata a Cavriago. Seppur da modenese mi trovi vicino a questo paese, di questa storia ne ero totalmente all’oscuro. Fu durante un mio viaggio a Chernobyl che ne venni a conoscenza. Stavo accompagnando i giornalisti della RAI per la realizzazione di un documentario per Niagara, condotto da Licia Colò, quando uno di loro, canzonandomi per il mio accento emiliano, mi chiese se ero mai stata in visita all’unica statua di Lenin presente nel mondo occidentale. Non potevo non saperne nulla. Ho iniziato la mia ricerca di Lenin, perchè il mio obiettivo era quello di mostrarvi l’originale. Sono stata accolta dai cavriaghesi con tanto calore che davvero non avrei mai immaginato. L’appuntamento era in piazza, durante una mattinata soleggiata di un autunno di pandemia. Ad accogliermi la gentilissima Barbara Dall’Asta, impiegata presso Multiplo (il nuovo centro culturale del paese), Dario Ferrari Lazzarini, laureando in storia contemporanea e grande conoscitore della storia del busto, e Martina Zecchetti, assessore alla cultura. Dopo avermi raccontato la storia del busto, mi hanno accompagnata nella piazza vecchia, attraverso una passeggiata lungo le vie del paese. Vie che conosco bene, tipiche emiliane, che ricordano la mia infanzia, tra gnocco fritto, Festa dell’Unità e nebbia. Mi hanno aperto le porte della vecchia biblioteca dove Vladimir ci attendeva all’ingresso. E’ stato emozionante perchè di solito sono io a raccontare ai miei viaggiatori la storia dell’ultima statua di Lenin, sopravvissuta in Ucraina e che si trova proprio a Chernobyl, invece questa volta ero l’affascinata turista che ascoltava la storia dell’unico busto di Lenin presente in tutto il mondo occidentale! L’amministrazione comunale aveva previsto per lo scorso 19 Aprile 2020, in occasione dei cinquant’anni di presenza di Vladimir in paese, di spostare l’originale nella nuova biblioteca, il Multiplo, con una cerimonia in pompa magna. La pandemia ha fatto saltare i piani. L’evento era stato spostato all’8 Novembre, ma la pandemia ha di nuovo fatto saltare i piani. Che questo trasferimento non s’abbia da fare? Ai posteri l’ardua sentenza.

Ma le sorprese per me non erano finite. Ho avuto il grande onore di poter visitare anche il cimitero napoleonico, altro orgoglio paesano, dato che è uno degli unici quattro presenti in tutta Italia conservati in stato originale. La cara signora Brunetta mi ha fatto da guida. Brunetta fa parte del comitato “Carmen Zanti” che si occupa della salvaguardia del cimitero, risalente al 1810. Il comitato è riuscito a ricostruire, quasi totalmente, la mappatura del cimitero, risalendo alle identità dei morti, alle famiglie e alle loro storie. La più commovente è, senza dubbio, quella di Aldo Arduini, soldato della prima guerra mondiale, ragazzo bellissimo, molto amato dalle donne, che morì di Spagnola nel primo ventennio del secolo scorso. La sua tomba è perfettamente conservata e si trova alla destra dell’ingresso del cimitero. Si racconta che erano tantissime le donne che aveva affascinato e che portavano fiori al suo cospetto. La madre, però, era afflitta da un grande dilemma, ovvero se dopo la sua morte qualcuno sarebbe ancora andato a portare fiori al figlio. Così decise di piantare una rosa che sopravvisse per 90 anni! Era diventata talmente bella e folta che usciva dal muro di cinta, abbellendo anche l’esterno del cimitero. Questa rosa è sopravvissuta a un’altra guerra mondiale e alla furia di madre natura di nove decenni, ma non è riuscita a sopravvivere a un moderno giardiniere che in fase di pulizia delle tombe dalle sterpaglie, ha estirpato anche la rosa di mamma Arduini.

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio di gran cuore per l’accoglienza, l’amministrazione comunale di Cavriago, rappresentata da Zecchetti Martina, la guida esperta della storia di Lenin, Dario Ferrari Lazzarini, il Multiplo per l’accoglienza di Alfonso e Barbara Dall’Asta e la simpaticissima volontaria Brunetta.

Ringrazio anche Alessio Aversa, giornalista RAI, per avermi fatto scoprire questa storia e avermi segnalato il documentario Finché l’Emilia va (che ho allegato nei link sparsi in questo articolo.)

Ho un ricordo meraviglioso di questa mattinata a Cavriago, alla quale è seguita la visita al museo dei fratelli Cervi e la visita a Brescello, paese-set cinematografico del film “Don Camillo e Peppone”. Fatela questa gita perchè proprio a un passo da casa nostra si celano storie incredibili che catturano facendoti fare un viaggio stile “Ritorno al futuro”, attraverso la nostra storia locale.