Rifacendomi ad alcune conversazioni intrattenute ultimamente con diverse persone, ho pensato di dedicare un articolo a questo argomento: “cosa possiamo fare noi per Chernobyl?”
Io, nel mio piccolo, ho individuato quello che può essere il mio impegno personale e nel quale sto cercando di coinvolgere più persone possibili.
Anzitutto possiamo ospitare un “bambino di Chernobyl”, ovvero un bambino che vive nelle terre contaminate dal disastro nucleare, siano esse ucraine o bielorusse. Quel mese che doniamo a questi bambini non è solo terapeutico a livello di salute, bensì è anche una opportunità  che gli offriamo di scelta per un futuro diverso. Durante questo viaggio, questi piccoli bambini lasciano i loro villaggi dirigendosi verso nazioni lontane, sconosciute e mai viste nemmeno sulla carta geografica. Entrano in contatto con un mondo differente da quello unico che conoscono di vita nei villaggi rurali, conoscendo altre culture ed un modello di famiglia differente. Purtroppo Chernobyl non ha inquinato solo l’ecosistema e compromesso la salute dell’uomo, bensì ha distrutto anche il tessuto sociale di queste persone, che dovendo poi fare i conti con disoccupazione, incertezza per il futuro e, in ultimo, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, si sono ritrovate a dover affrontare situazioni troppo grandi per la vita di villaggio. Tante, troppe famiglie, si trovano in totale povertà e la piaga dell’alcoolismo ha trovato terreno fertile, purtroppo. Inoltre, si da un pò di “respiro” alla famiglia di origine togliendo una bocca da sfamare per un mese intero, e questo non è poco per chi vive in quei territori. Accogliere un bambino, oltre ad essere un’esperienza incredibile che cambia profondamente tutti coloro che la affrontano, è un’esperienza fattibile per tutti! Come dico sempre, se sono riuscita a farlo io, sola con un figlio piccolo (all’epoca undicenne), squattrinata e vivendo sul cucuzzolo della montagna, potete farcela tutti, dovete solo volerlo! (Chi fosse interessato a maggiori info sull’accoglienza, non deve far altro che individuare le associazioni che se ne occupano nella propria provincia o regione. Si accoglie su tutto il territorio nazionale, isole comprese. Non dimentichiamo mai che i bambini sono il futuro.
Ho inoltre deciso di aiutare concretamente i Samosely, ovvero gli anziani che sono rientrati a vivere nelle loro case nonostante il divieto del Governo. Queste sono persone che non hanno voluto, o non sono state in grado, di crearsi una nuova vita lontano dalla loro casa e dai territori dove avevano vissuto per tutta la vita. L’aiuto concreto si sviluppa tramite la fornitura mensile di cibo non contaminato, medicinali e l’acquisto di tutti quei beni che loro, timidamente, mi indicano come necessari per il loro quotidiano. Si tratta di persone anziane, abituate a vivere in modo modesto e quindi non sentono nemmeno la necessità di “cose” che diano più valore alla loro routine. L’obiettivo è quello di alleggerire un pò il peso della vita solitaria che hanno ricevuto in eredità dal disastro di Chernobyl. (Nelle foto i dettagli per chi volesse fare una donazione per aiutare questi anziani, attraverso l’associazione Serra per il Mondo-onlus che ha deciso di appoggiare la mia causa.)
In ultimo, ma non ultimo per importanza, viaggiare nella Zona di esclusione. Perchè andare laggiù? Primo: per vedere con i propri occhi e capire concretamente cosa significa “Chernobyl” e fare un pò di chiarezza sulle informazioni che arrivano in Italia, molto frammentarie e spesso imprecise al solo fine di spettacolarizzare questa storia. Secondo: per portare moneta forte che per loro è fondamentale per vivere in questa terra malata e portare compagnia agli anziani. Il tempo trascorso insieme è terapeutico per loro quanto per noi. C’è chi mi domanda: “Non si sentono come dei fenomeni da baraccone a ricevere continuamente visite da sconosciuti curiosi?”. No, affatto. Anzi, gradiscono la compagnia dei visitatori. Sono momenti ilari e leggeri per loro, che spezzano una routine fatta di solitudine. Date un’occhiata al mio Natale con Baba Maria e capirete cosa intendo: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/natale-con-baba-maria/
Chi, invece, volesse viaggiare con me non ha che da scrivermi via mail. (Qui di seguito il link al mio sito con le date sempre aggiornate dei miei viaggi: https://www.francescagorzanelli.it/viaggia-con-me-per-conoscere-realmente-la-zona-di-esclusione-di-chernobyl/)
E poi parlatene, parlatane, parlatane! Parlate di questa storia a tutti! Non va dimenticata, come hanno voluto che accadesse in passato. Chernobyl non è una storia chiusa, quindi non possiamo smettere di parlarne. Non possiamo farlo sia per noi, che per le vittime dirette di questo incidente, per i bambini della terza generazione di Chernobyl che ancora nascono con problemi di salute ed ancora crescono in terre contaminate in condizioni sociali e umani inammissibili.
Ho portato tante volte la mia testimonianza nelle scuole e lo stupore dei ragazzi, troppo giovani, che non c’erano nel 1986, è qualcosa di indescrivibile. Faticano a credere a ciò che sentono. Ed invece questa storia è accaduta realmente. Non smettete mai di parlarne!