La mia cultura letteraria su Chernobyl si è basata su tre letture fondamentali.  Si tratta di tre libri che indagano differenti sfaccettature degli eventi di Chernobyl.

PREGHIERA PER CHERNOBYL di Svetlana Aleksievic, premio Nobel per la Letteratura-2015, esplora la disperazione umana attraverso toccanti interviste rilasciate da chi ha vissuto in prima persona questa terribile pagina della storia del ‘900. 

CONFESSIONI DI UN REPORTER di Igor Kostin, non più disponibile in lingua italiana, ma essendo un libro principalmente fotografico e poco scritto, ne suggerisco l’acquisto anche in lingua straniera. E’ una raccolta di fotografie sconvolgenti scattate dal fotografo nell’immediato dopo incidente. Anche di lui vi ho parlato nel mio blog, a questo link: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/igor-kostin/

BUGIE NUCLEARI di Silvia Pochettino è una lettura che vi sconvolgerà. Tratta delle difficoltà che i due scienziati, Nesterenko e Bandazhevsky, si trovarono ad affrontare nel momento in cui dichiararano al mondo le verità scottanti delle conseguenze delle radiazioni sulla salute umana e dell’ecosistema. Io ve ne ho parlato nel mio articolo a questo link: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/nesterenko-e-bandazhesky-gli-scienziati-della-verita/

Negli anni ho aggiunto altre letture, non meno interessanti, ma che trattano argomenti differenti.

Consigliatissimo, a mio parere, è UNA PASSEGGIATA NELLA ZONA, di Markijan Kamyš, disponibile su Amazon, sia in versione kindle che in versione cartacea. Ho adorato questo libro perchè è vero in ogni sua sfaccettatura. Ciò che scrive l’autore è esattamente ciò che vivo durante ogni mio viaggio in questa terra. Questo è l’unico libro del quale posso garantirvi che ogni virgola è attinente alla realtà moderna della zona di esclusione di Chernobyl. Si tratta di una corsa umanissima e a perdifiato nella Zona di esclusione tra momenti di luce e tenebra, leggerezza e toccante profondità. Markijan è uno scrittore ucraino nato nel 1988. Il padre era un liquidatore, fisico nucleare e ingegnere dell’Istituto per la Ricerca nucleare di Kiev, morto quando lui aveva quindici anni. Dopo aver studiato storia all’Università nazionale Taras Sevcenko, si è dedicato alla scrittura e alla scoperta della Zona di esclusione di Chernobyl, come esploratore illegale, trascorrendovi molti mesi.

Recentemente ho letto anche il romanzo UN BENGALA NELLA NOTTE di Valeria Martucci, disponibile, su Amazon, sia in cartaceo che in versione kindle. E’ un romanzo scritto a più voci, dove l’autrice veste i panni dei suoi protagonisti. La sua scrittura è colloquiale e questo rende ancora di più il contesto di una vita normale, che è stata improvvisamente spezzata da un evento spaventoso. La cura nella descrizione dei dettagli degli ambienti, della cultura sovietica, delle abitudini ci porta a Pripyat nel 1986. La storia la conoscete tutti, ma attraverso il racconto di Valeria vi ci troverete improvvisamente catapultati dentro. Vi lascio qui il link all’intervista che ho realizzato con l’autrice: https://www.youtube.com/watch?v=iVaFbOmAvUE.

Timidamente aggiungo che ho in cantiere un libro mio personale e che ne esiste già uno fotografico, redatto a quattro mani e due lenti fotografiche, insieme a Emanuele Cosimi. Si tratta di 3 volumetti che toccano tre argomenti differenti: l’abbandono, la vita dei Samosely e il turismo nucleare. Sono disponibili solo contattandomi via mail, in quanto sono stati auto-prodotti e il ricavato verrà tutto devoluto ai Samosely. (tiratura limitata, 100 copie: esaurito)

Di seguito alcuni estratti su ogni libro:

PREGHIERA PER CHERNOBYL“Cambiò il mondo. Cambiò il nemico. La morte ebbe facce nuove che non conoscevamo ancora. Non si vedeva, la morte, non si toccava, non aveva odore. Mancavano persino le parole, per raccontare della gente che aveva paura dell’acqua, della terra, dei fiori, degli alberi. Perché niente di simile era mai accaduto, prima. Le cose, erano le stesse, i fiori avevano la solita forma, il solito odore,, eppure potevano uccidere. Il mondo era il solito e non era più lo stesso.”

CONFESSIONI DI UN REPORTER:  “Soprannominato “l’uomo leggendario” dal Washington Post, Igor Kostin è un testimone chiave della catastrofe di Chernobyl. Il 26 aprile 1986 soltanto qualche ora dopo l’esplosione, Kostin sorvola la centrale. La radioattività è così forte che quasi tutte le sue fotografie diventano nere. Una fotografia soltanto si è salvata e ha fatto il giro del mondo. Sorpreso per la dimensione della catastrofe e per il silenzio delle autorità Kostin decide di restare sul posto insieme agli 800.000 “liquidatori” che si sono alternati sul luogo dell’incidente e di documentare le terribili conseguenze della contaminazione su uomini e animali in Ucraina, Bielorussia e Russia.
La sua storia si confonde con quella di Chernobyl. Ha visto l’evacuazione dei villaggi, la disperazione e il coraggio della gente, la costruzione del “sarcofago”; ha visto gli uomini rimuovere a mani nude i blocchi radioattivi, i cimiteri delle macchine, i giardini e gli orti contaminati ritornati terre selvagge, dove l’uomo non ha più posto. Per la prima volta racconta tutto questo, con parole e immagini.”

BUGIE NUCLEARI: “27 aprile 1986. Vassili Nesterenko è in ritardo. E’ domenica e fa stranamente caldo a Minsk. C’è qualcosa di strano nei campi, come se mancasse qualcosa, ma non riesce a capire cosa.  Poi, come per un’illuminazione, ci arriva: gli uccelli”. Con questa immagine inizia il libro di Silvia Pochettino.
Le pagine di questo volume fanno conoscere la “storia vera – scrive l’autrice – di chi ha vissuto dal di dentro uno dei momenti più terribili della storia recente e ne ha seguite tutte le conseguenze. E le menzogne”.
Bugie e silenzi sono le telefonate che si interrompono e i politici che si negano a Nesterenko. Il celebre fisico nucleare è a Mosca, quando viene a sapere che, nella notte tra il 25 e il 26 aprile, nella centrale nucleare di Chernobyl era in corso un esperimento non autorizzato per aumentare il rendimento energetico e che questo aveva fatto esplodere il reattore gettando nell’aria gas e materie radioattive. Ripensa, allora, all’inusuale caldo, agli uccelli assenti dai campi e all’alto tasso di radioattività e capisce che la situazione “è gravissima”. Quando, dopo vari e vani tentativi, parla con il primo segretario del Comitato centrale del partito comunista, Slunkov, questi gli dirà che “non c’è pericolo. Tutto è normale”.
Appunto, silenzi e bugie. Ma quando c’è qualcuno che non li accetta, arriva il potere con carcere e repressione. Questo è quello che succede a Yuri Bandazhevsky, direttore del più grande Istituto di ricerca medica nelle zone contaminate. Con la moglie Galina denuncia la verità e per questo viene incarcerato. Esce nel 2005, dopo sei anni e un mese.

UNA PASSEGGIATA NELLA ZONA: “L’inverno nella Zona è incantevole. Il cuore del turista clandestino batte più veloce. Sono momenti magici, intessuti di neve, latrati di lupo e gambe fradice. L’inverno ci fa bruciare la testa, ce la fa girare. Sappiamo perfettamente quanto sia stupido mettersi in viaggio, ma non c’è niente da fare: tiriamo fuori gli zaini, prendiamo qualcosa di pesante, sette chili di calze di ricambio e scompariamo in una tempesta infinita. Per perderci tra enormi cumuli di neve. […] Pripyat, una città morta. Sì, morta. Due volte. La seconda con quelle migliaia di foto e le code di merda delle escursioni ufficiali. Prypjat l’ha uccisa la noia degli hipster, che hanno oscurato i divani marci con le loro schiene tatuate, cartografando su Instagram ogni centimetro di quella terra incognita. Si è perso il mistero, è fuggito via, si è sciolto nella rete. L’aura mistica di Prypjat si è volatilizzata come cenere in tutti gli angoli del mondo, risucchiata dall’etere in paesi lontani. Ormai non si riesce più ad avere paura in quelle case.”

UN BENGALA NELLA NOTTE: “Non riesco più a parlare e forse ormai non avrei neanche più niente da dire. Mi sto trasformando. Anzi, no, mi sono già trasformato in qualcos’altro. Se mi chiedessero come mi chiami, non sono più nemmeno sicuro di dover rispondere “Leonid Fjodorovic”.
Piuttosto sono un prodotto del decadimento di Leonid: una strana creatura a base di carbonio ed uranio, affamata d’ossigeno, di acqua, di legami chimici che possano stabilizzarla. Un atomo gigante con gli elettroni spaiati, una cosa che perde pezzi ma che, con un’avidità da bestia, ne desidera sempre di nuovi. Lo so, sto delirando. Ho la febbre a quaranta e oltre, o forse è solo l’autocombustione. Non respiro. Mi illudo che ci sia qualcosa, una cappa invisibile che mi ruba l’aria, e che agitando gli arti come un pazzo possa romperla, agitando gli arti come chi sta per annegare. Ma non ci riesco. Sono immobile. Rigido, come fossi di metallo. Mi hanno detto che ormai sono un reattore, e sto bruciando come un reattore anche se le fiamme non ci sono: le mie mani sono indaco, le falangi e le unghie completamente nere ed insensibili. Il resto non ho proprio il coraggio di guardarlo.”

DIARIO DI UN VIAGGIO A CHERNOBYL : Il volume 1 (tiratura limitata, 100 copie: esaurito) tratta dell’abbandono nella Zona di esclusione, in 46 pagine stampate su carta fotografica di alta qualità. Contiene oltre 80 foto scattate personalmente dagli autori dal 2015 al 2017, molte delle quali ormai rare (vedi sala controllo reattore nr4) e molte altre ormai “storiche”, dato il cambiamento che questa zona ha subito a partire dal 2018. Il ricavato sarà ripartito tra la compensazione delle necessità dei Samosely e le trasferte per avere tra noi alcune autorità ucraine, durante l’evento per le commemorazioni del 34simo anniversario, che si terrà a Bibbona (LI) il 25/26 Aprile 2020. (Rinviato a causa dell’emergenza Covid-19)

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